Attualmente a Roma avvengono quotidianamente in media 7
milioni e mezzo di spostamenti: c’è chi va in metro al posto di lavoro, chi col
motorino a scuola, chi invece sceglie la bicicletta per muoversi. Anche se non ne siamo consapevoli, il diritto
alla mobilità è stata una conquista faticosa che poteva essere conseguita solo con
una grande spinta tecnologica ed economica. Tale diritto perciò non dovrebbe
mai essere dato per scontato e la storia contribuisce a tale presa di
coscienza.
È stato difficile trovare un libro che parlasse solo di nuovi sistemi di trasporto durante la prima rivoluzione industriale perché, nonostante venga riconosciuta la loro importanza, di solito vengono trattati in relazione ad altri argomenti. La Storia Economica di Cambridge (6° volume, 2° tomo) è l’unica monografia finora trovato che focalizzi l’attenzione sui trasporti in relazione ai cambiamenti sociali e non viceversa. Date queste premesse ho deciso di integrare da altri volumi, che verranno indicati con un'apposita bibliografia, informazioni mancanti nell'opera principale.
Inizia il nostro viaggio nella storia del mondo, alla ricerca delle origini del trasporto pubblico.
Il trasporto, sin dagli albori della civiltà era basato
sull’acqua. L’invenzione della ruota e delle strade resero possibile viaggiare
via terra. Le condizioni per spostarsi sono rimaste fondamentalmente immutate
per più di due millenni. Alle soglie della rivoluzione industriale infatti gli
unici due mezzi disponibili erano le carrozze, che viaggiavano su strade
sterrate e sconnesse anche all’interno della città e la navigazione a vela.
La prime soffrivano in città per l’assenza di un piano regolatore delle
costruzioni che, soprattutto in epoca medievale, rendeva le strade vicoli
stretti e impraticabili. Fuori dalla città i percorsi di campagna erano
rigorosamente sterrati e ciò imponeva di tenere velocità particolarmente
moderate. Per quanto riguarda la navigazione a vela, i fiumi venivano
utilizzati nelle metropoli come scali e i rischiosi viaggi d’oltremare duravano
mesi. Ma nell’età moderna l’economia non poteva accontentarsi di
tempi così lunghi e perciò ciò gettò le giuste premesse per una rivoluzione in
campo anche transportistico. Il primo periodo da analizzare va dal 1800 al
1830, anno di inaugurazione della ferrovia Liverpool – Manchester. Questa fase
è caratterizzata dal miglioramento del trasporto stradale e dalla navigazione
interna. Entrano in azione tra il 1818 e 1823 le prime navi a vapore, costruite
per la navigazione locale. Grande vantaggio dei primi piroscafi era la
regolarità di servizio, assicurata dall’indipendenza dal vento che tuttavia
perdeva importanza sulle lunghe distanze. Il grande consumo di carburante
faceva perdere i vantaggi che le navi a
vapore si erano assicurate lungo i fiumi: nel 1819 per esempio il battello
Savannah, un vascello di 300 tonnellate, collegò gli Stati Uniti a Liverpool in
25 giorni, ma questo era lo stesso tempo che i velieri impiegavano per
attraversare l’Atlantico. Inoltre il Savannah fu costretto a ricorrere delle vele
per 7 giorni per risparmiare carburante, problema che non sussisteva nella
navigazione fluviale. Per quanto riguarda il trasporto stradale si faceva
fatica a costruire le vie con un progetto generale di rete. I francesi con gli
atelier nationaux avevano tentato di dare un’organicità alla rete stradale ma
con scarsi risultati. Inoltre il sistema di pedaggi non riusciva a coprire le
spese di manutenzione così che solo il 6% delle strade era in buone condizioni.
In Inghilterra però quando il traffico di merci iniziò ad aumentare in maniera
consistente vennero emesse le prime norme per standardizzare l’aspetto delle
strade. Nonostante i miglioramenti,le arterie stradali erano sempre gestite in
perdita e spesso non riuscivano a soddisfare la rinnovata richiesta di
trasporto. Sia per questi motivi, sia per l’alto tasso di industrializzazione,
sia per la configurazione geografica, in Inghilterra vennero adottati i canali
e i piroscafi a vapore. Questo tipo di trasporto, a differenza di quello
stradale era molto redditizio e presto i canali inglesi divennero un modello
per gli altri paesi europei. Contemporaneamente
l’adattamento del vapore alla strada fece nascere le prime automobili a vapore.
Gli esperimenti fatti però non diedero i risultati sperati: le prime “automobili”
distruggevano le fragili strade e spaventavano i pedoni a causa dei continui
scoppiettii del motore. Si rese necessario l’uso del binari e di una sede
speciale per questo mezzo, ma le rotaie erano ancora troppo poco robuste e
bisognerà aspettare il 1816 per avere i binari di metallo come noi li conosciamo.
Ben presto ci si rese conto che le ferrovie erano molto più
convenienti delle navi in quanto sulle brevi distanze consumavano meno
carburante, riuscivano a vincere pendenze impossibili per i canali, la loro
costruzione era più semplice ed economica rispetto ai canali e soprattutto potevano
essere usate tutte le stagioni dell’anno. Tuttavia bisognerà attendere il 1823
affinché le locomotive siano perfezionate per trainare carichi molto pesanti:
dopo quella data cruciale l’efficienza crebbe in maniera esponenziale. Nel 1829
la Rocket vinse la gara di Rainhill (con tracciato tra Liverpool e Manchester)
trasportando 13 tonnellate a 16 Miglia/h (25,8 km/h). I tempi erano maturi per
una nuova civiltà nella quale si era consapevoli di cosa fosse la velocità:
Michel Chevalier, ingegnere francese, scriveva in un viaggio in
treno:<<vi sono certe impressioni che non si possono tradurre il
parole>>.
[...To be continued...]
Andrea ti sei dimenticato che l'impero romano basava la sua forza su di una efficientissima rete di trasporto stradale con strade lastricate munite di stazioni di sosta e cambio cavalli ed erba coltivata lungo i bordi per nutrire gli animali, non abbiamo notizie di trasporto urbano ma quello extraurbano c'era sicuramente
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