Purtroppo per noi, come spesso accade nella città di Roma, quelle che in potenza sono delle ottime idee vengono declinate spesso
in malo modo, a causa sopratutto di un’ingerenza ingiustificata della
politica nei confronti degli ambiti tecnici. Invece che dettare le linee guida dell’amministrazione, come dovrebbe
essere, la politica ben pensa di proporre opere specifiche e di imporre agli
uffici tecnici di ricercare in qualche modo la fattibilità di queste idee.
Un caso tipico di questo è la funivia Casalotti-Battistini, un intervento che
in realtà nasce nel 2012 per mano del comitato Casalotti libera ma che arriva
agli onori della cronaca solo con l’elezione di Virginia Raggi a Sindaco di
Roma che, vuoi per i forti rapporti tra la sindaca ed il comitato, vuoi perché
l’opera risiederebbe nel municipio della sindaca, ha fatto di quello specifico
progetto di funivia il suo cavallo di battaglia.
Portare come idea una funivia in sé non
è un errore, anzi, le funivie urbane quando ben progettate sono ottimi sistemi,
ma la funivia Casalotti-Battistini è un esempio lampante di come scegliere
l’opera sbagliata per il posto sbagliato e per questo progettarla anche peggio.
Una funivia, ad esempio, è un sistema di trasporto “vettoriale” (ovverosia in
linea retta) non perché chi costruisce le funivie non abbia mai pensato di
progettarne con le curve, bensì per una ragione legata al vento che quando
trasversale, anche a basse velocità, impone limitazioni all’esercizio a fune e
quando si propone una linea spezzata, come ovvio, la probabilità di subire
l’azione di un vento trasversale aumenta poiché aumentano le direzioni
trasversali alla funivia. Ne è un esempio palese la funivia Dantercepies della
Val Gardena, costruita nel 2013 in sostituzione di una funivia precedente
demolita a causa di una frana. La nuova funivia, al contrario della vecchia,
curva di circa 90° poco oltre i 3/5 del tracciato e quindi la suddetta funivia,
pur essendo tecnologicamente più avanzata della precedente, tende a fermarsi
più spesso della vecchia poiché più spesso espone il fianco al vento
trasversale. Se prima infatti le trasversali alla funivia erano solo 2, con la
curva sono diventate 4. Pensate solo a quante trasversali possibili esistono in
una linea lunga 4km spezzata con angoli di diversa ampiezza come nel caso della
Casalotti-Battistini.
La funivia di Dantercepies |
Infine la questione più annosa: come al
solito si propone un servizio che non risponde alla domanda, creando, come
ormai da prassi a Roma, l’ennesimo servizio strutturalmente inefficiente
proposto come fantomatica “alternativa” più economica alla metropolitana,
si ricordi l’intervento dei corridoi filoviari che non ha mostrato né tempi più
rapidi di costruzione di una metro e tantomeno minori sprechi, anzi. Lasciano l’amaro in bocca, poi, le
rassicurazioni di Stefàno, presidente della commissione mobilità, che
ripeteva “nessuno vuole sostituire metro
con tram o funivie” vista poi la assurda affermazione presente sulla bozza del PUMS che afferma che la funivia “di fatto è alternativa alla realizzazione
del previsto prolungamento della linea A della metropolitana, ma pur garantendo
una adeguata offerta trasportistica ha costi nettamente più bassi”.
Rimangono poi diversi problemi irrisolti, nodi che verranno al pettine più
avanti nella progettazione: la demolizione delle cupole, un importante centro
sportivo del quartiere di Primavalle; la
rottura di carico di Battistini con una distanza tra la funivia e la metro di
oltre 300 metri; la manutenzione, per cui non esiste un servizio interno
che abbia competenze in funivie e tanto altro che potrà essere risolto bene o
male ma che comunque soffrirà di una cattiva impostazione di base.
Lo stesso discorso è da ritenersi valido per i sistemi tipo “People Mover”, di
fatto funicolari con un nome accattivante, che sono un sempreverde delle
ipotesi “alternative” proposte a vari livelli dal Comune. Ci riferiamo al
“People Mover” proposto come prolungamento della Metro B1, un’ipotesi non a
caso inizialmente scartata dall’Assessore
Meleo che inizialmente proponeva una metro leggera per un ragionamento
apprezzabile di coerenza infrastrutturale con la metro leggera del viadotto dei
presidenti, ma dato che era un’idea con una qualche logica evidentemente non
poteva essere portata avanti.
Tuttavia, noi riteniamo che le funivie
urbane siano comunque degli ottimi mezzi di trasporto qualora proposti dove
logico, ovverosia in presenza di particolari morfologie del terreno, di brevi
distanze, e con una domanda non superiore ai limiti tecnici degli impianti.
Abbiamo immaginato, quindi, tre interventi possibili per far vedere le
potenzialità delle funivie e da contrapporre alla funivia Casalotti-Battistini:
la funivia F1 Medaglie d’Oro-Clodio, la funivia F2 Mascagni-Val d’Ala, la F3
Centro Rai - Ospedale Sant’Andrea.
1. FUNIVIA F1 MEDAGLIE D’ORO-CLODIO
In questo caso la scelta della funivia può essere ottimale poiché il dislivello
altimetrico tra la stazione di partenza e quella di arrivo è di circa 100m su
una lunghezza di 800m di impianto su un terreno morfologicamente complesso e
difficile da attraversare in altro modo. Grazie
a questo impianto si potrebbe collegare al nodo di scambio su gomma di Clodio
una porzione molto difficile da servire come l’area nord della Balduina con un
servizio integrabile in futuro alla Metro C che, nel caso di costruzione di
un impianto di questo tipo, si potrebbe flettere più verso Clodio che Mazzini,
permettendo così alla funivia una forte utilità nell’adduzione alla linea
metropolitana ed un allargamento del bacino d’utenza della stessa.
Molto importante è qui anche l’interesse
turistico dell’opera che permetterebbe una vista d’eccezione su Roma ed il
Vaticano.
Il costo dell’intervento, con portata di 3000p/h e cabine da 16 posti dovrebbe
aggirarsi intorno ai 10 milioni di euro, secondo i calcoli parametrici
effettuati tramite il prontuario messo a disposizione dalla provincia di
Bolzano.
2. FUNIVIA F2 MASCAGNI-VAL D’ALA (FS)
Anche in questo caso abbiamo un intervento che si colloca in un quadro
morfologico complesso, con un fiume, un
dislivello altimetrico non eccessivo ma con diversi pendii scoscesi e diverse
infrastrutture difficilmente valicabili da terra. L’attività di adduzione
qui è predominante e potrebbe risollevare
le sorti della stazione Val d’Ala della FL1, chiusa purtroppo da diverso
tempo perché poco utilizzata ma che con l’allargamento del bacino di utenza
tramite la funivia potrebbe mostrare la sua utilità.
Inoltre la funivia permetterebbe agli abitanti del quartiere Trieste di fruire
agevolmente delle aree verdi del Parco Valle dell’Aniene e migliorerebbe di
molto l’accessibilità pedonale tra i quartieri Trieste e Montesacro, distanti
solo 400 metri in linea d’aria ma per connessi tra loro solo tramite le due
grandi direttrici automobilistiche di Via delle Valli e Via Nomentana.
Per circa 400 metri di impianto il costo complessivo è di 8 milioni di euro,
con una portata 2500 p/h e cabine 16 posti, calcolato secondo il prontuario
fornito dalla provincia di Bolzano.
3. FUNIVIA F3 CENTRO RAI - SANT’ANDREA
Nel terzo ed ultimo caso la funivia è
dedicata ad un servizio ad hoc, caratteristica frequente per i sistemi
ettometrici, per collegare l’ospedale Sant’Andrea alla stazione Centro Rai
della ferrovia Flaminio-Montebello. Un sistema a fune è presente ad
esempio anche a Milano per collegare la M2 al San Raffaele. Anche qui la
morfologia del terreno presenta diversi dislivelli, in particolare il primo a
ridosso della via Flaminia e della Ferrovia, anch’esse facilmente superabili
con la funivia, che poi proseguirebbe sino all’ospedale lungo un percorso di
1,8km complessivi.
Il costo complessivo, con cabine a 8 posti, si aggira intorno ai 10 milioni di
€.
Immaginare buone funivie, quindi, è
possibile. Basta volerlo e non ostinarsi con progetti incerti e
propagandistici come quelli purtroppo presenti tra gli invarianti del redigendo
PUMS. Ciascun mezzo ha le sue
peculiarità ed applicazioni: occorre scegliere il mezzo giusto per il posto
giusto.
Testo e foto a cura di Riccardo Pagano