La terza metropolitana di Roma si fermerà al Colosseo,
almeno fino al 2030, questa è l’essenza di quanto emerso oggi alla Commissione
Mobilità.
La costruenda tratta T3
L’appuntamento di oggi è stato molto partecipato, non solo
dai consueti comitati cittadini, ma anche da esponenti delle commissioni
trasporti della Regione e della Camera dei Deputati. Nella prima parte dell’incontro
abbiamo potuto visitare i cantieri della stazione Fori Imperiali/Colosseo e il
pozzo di aerazione Celimontana. Su Colosseo i lavori procedono principalmente
dal lato dell’Anfiteatro Flavio, con la predisposizione del ponte che
sovrattraverserà la linea B, collegando la banchina direzione Laurentina alla
C. Per quanto concerne la stazione si sta procedendo con il completamento della
soletta di copertura, nella quale sarà praticato un foro per procedere con lo
scavo top-down: fattivamente nel mese di dicembre la viabilità sarà
riorganizzata per permettere la configurazione definitiva del cantiere.
A causa della costruzione del ponticello di collegamento, quasi
certamente la linea B dovrà essere chiusa come analogamente accaduto con la
metro A qualche anno fa: tempi e modalità saranno definite dalla stazione
appaltante, Roma Metropolitane, di concerto con Atac.
Sembrerà quasi un assurdo, ma il cantiere che porta maggiore
ritardo (e che conseguentemente “detta” il cronoprogramma) è quello della
stazione Amba Aradam/Ipponio a causa dell’importante variante archeologica subìta in
corso d’opera.
Complessivamente quindi i lavori della tratta T3 sono al
38%, anche se c’è da considerare che il rischio archeologico è sostanzialmente
superato data la profondità raggiunta da tutti gli scavi: si corre, dunque.
Ad oggi è previsto un primo step di attivazione del pozzo di
Sannio, per permettere l’inversione dei treni dopo San Giovanni, il cui fine
lavori è fissato al 2020; per la linea T3 comprendenti le stazioni Amba Aradam/Ipponio
e Fori Imperiali/Colosseo è confermato il 2022.
La project review della tratta T2 Fori Imperiali/Colosseo –
Ottaviano San Pietro
Come anticipatoci in maniera informale dall’assessore Meleo,
alla Camera dei Deputati si è presentato un emendamento alla legge di stabilità
con uno stanziamento di 55 milioni di euro, di cui 31 destinati alla revisione
di progetto e 24 per l’acquisto di un ulteriore treno (che si aggiungerà ai 4
già finanziati dal precedente governo Gentiloni e andando così a ripristinare i
5 convogli previsti per l’attivazione della T3). Da segnalare anche 42 milioni
di euro per le metropolitane A e B, che si aggiungeranno ai 425,52 già
stanziati. Dalla project review è previsto che si esca entro due anni con uno
studio di fattibilità, come previsto dal nuovo codice degli appalti.
Il problema del contratto
Il contratto è stato di fatto il protagonista della
discussione sul futuro della tratta, vincolato a doppio filo non tanto dalle
condizioni tecniche delle talpe quanto dai carteggi in essere. Metro C scpa ha
ribadito l’opportunità di arrivare con le talpe meccaniche a piazza Venezia,
anche costruendo la stazione solo a rustico, per evitare costose modalità di
scavo tradizionale nel cuore di Roma.
Roma Metropolitane, pur concordando dal punto di vista
tecnico, ha sottolineato le complicazioni contrattuali che si avrebbero
portando l’opera oltre i limiti previsti dal contratto in essere. Senza inoltre
un progetto esecutivo della tratta T2, che dovrà inevitabilmente recepire l’esperienza
acquisita con la San Giovanni-Pantano, con un tale vincolo planimetrico e altimetrico
si rischia di generare ulteriori extracosti ben superiori ad una semplice
attestazione delle talpe sotto via dei Fori Imperiali. Occorre ricordare
infatti che ad oggi i due progetti della stazione Venezia hanno un costo
stimato per 900 milioni di euro nella versione “terminale” e 700 milioni di
euro per la versione “passante”.
Per risolvere parzialmente il problema di tombamento delle
talpe è stata studiata una variante d’opera che prevede l’abbassamento delle
gallerie sotto via dei Fori Imperiali oltre la stazione Colosseo.
Una bella commissione, ma doveva essere fatta due anni fa
Non abbiamo che potuto apprezzare l’ampia partecipazione
istituzionale e la voglia di fare che la parte politica ha espresso nella sua
interezza, al di là della fede partitica: resta il grosso rammarico dei due
anni di amministrazione andati persi. Altresì bisogna constatare la totale inerzia dell’amministrazione circa il futuro della società Roma Metropolitane
che martedì 27 sciopereranno contro la possibile liquidazione: non è
assolutamente possibile e accettabile che il Comune di Roma si privi del suo braccio
operativo sul futuro delle infrastrutture, specialmente in un momento delicato
come questo.
Intendiamoci, in questi due anni bisogna riconoscere
comunque il lavoro che è stato propedeutico per il PUMS e per sbloccare i
cantieri di altre opere (quali la filovia Laurentina, per citare un esempio),
ma Roma Metropolitane e la metro C avrebbero dovuto meritare un capitolo
completamente dedicato.
Considerando quindi almeno un anno abbondante di project
review, i tempi di una gara (che saranno piuttosto lunghi, visto che parliamo
di scavare nel cuore della Città Eterna)e la realizzazione anche
considerando l’esperienza acquisita con
la tratta precedente, è ragionevole pensare che la metropolitana non sarà
finita prima del 2030.
Facciamo con la T2 anche la T1 e la C2
Questa è la richiesta provenuta dall’opposizione che è stata
sposata in sede di commissione anche dalla maggioranza. Se i cantieri si
apriranno tardi per la T2, facciamo almeno in modo che si costruisca tutto e subito
fino all’Ospedale Sant’Andrea e Tor di Quinto.
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