mercoledì 11 luglio 2018

Che vergogna, Roma TPL



Tra le tante pagine più buie del nostro trasporto pubblico locale c'è certamente quella di Roma TPL, il consorzio di aziende private che dal 2010 (ma de facto sin dal 2000 con le linee 'J') gestisce circa il 20% delle linee autobus di Roma.

Come largamente documentato dalla cronaca locale, sin dal 2015 l'erogazione degli stipendi agli autisti è diventata sempre più irregolare portando a più riprese alla sospensione del servizio. L'ultima in ordine di tempo è avvenuto martedì 10 luglio scorso dalle 4:20 alle 7:20 con il blocco della rimessa in via Raffaele Costi, una delle principali del consorzio.
In questa situazione il Movimento 5 Stelle romano, che aveva fatto della rescissione del contratto il suo cavallo di battaglia, ha prolungato l'affidamento di ben sei mesi a Roma TPL a causa di innumerevoli errori commessi durante la scrittura del nuovo bando di appalto. Il contratto in essere scadrà il 1° gennaio 2020, con il passaggio di consegne a due nuovi gestori privati.

I chilometri annui percorsi dai privati saranno aumentati da 30 a 45 milioni, in barba a quanto sostenuto dal Movimento che ha definito Atac un fiore all'occhiello da salvaguardare. Torna utile ricordare che le direttive europee vigenti prescrivono come minimo la messa a gara del 10% dei chilometri percorsi rispetto al volume totale di produzione: a Roma, dove ogni anno l'Atac dovrebbe macinare 150 milioni di chilometri, pertanto il minimo di legge sarebbe di 15 milioni di chilometri annui.
In un clima di assoluta omertà la nostra Giunta non solo ha aggravato le difficoltà di ben 1800 autisti, che senza stipendio fanno fatica a pagare le spese domestiche, ma si è preparata ad affidare il triplo dei chilometri ai privati.

Con queste premesse che senso avrà senso far votare il referendum?

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