Secondo il Tribunale, che nel 2015 aveva accolto il ricorso
di un condominio in via Cesare Ferrero, l’opera già realizzata nel 1990 con un
percorso amministrativo discutibile sarebbe stata rinnovata nel biennio
2015-2016 senza la VIA, la Valutazione di Impatto Ambientale disciplinata dal
decreto legislativo n. 152 del 2006.
Ricordiamo che i lavori per la riattivazione della linea
ferroviaria, utilizzata per soli cinque giorni durante i Mondiali del 1990, erano
stati avviati nell’aprile del 2015 grazie ad un accordo siglato tra RFI e Roma
Capitale. L’importo dei lavori ammontava a di 110 milioni di euro e l’apertura
era prevista per giugno 2016, in occasione del Giubileo della Misericordia.
Le considerazioni non possono che essere amare.
<<Siamo arrivati al punto che contano più i diritti di chi costruisce
case ed attività commerciali senza rispettare le norme (la ferrovia esiste
dagli anni ‘30, gli edifici dal ‘60/’70), senza dimenticare che nel 1990
nessuno ebbe da ridire. Sono anche impensabili altri lavori sulla galleria, che
è stata appositamente rafforzata e ristrutturata nel rispetto delle normative
vigenti.>>, riferisce il Cesmot, che prosegue <<senza dimenticare
che si crea un pericoloso precedente: d’ora in poi chiunque si riterrà
“disturbato” da una ferrovia potrà ricorrere al TAR e chiedere che venga
sospeso il traffico.>>.
È chiaro che RFI e il Comune dovranno necessariamente
ricorrere al Consiglio di Stato e sperare di ottenere un secondo grado di
giudizio favorevole. Bisogna scongiurare che l’opera, già costata così tanti
per i contribuenti, possa rimanere ancora chiusa per anni.
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