lunedì 13 gennaio 2014

Un tuffo nella storia, alla ricerca delle origini del trasporto pubblico (Pt. 1)

Attualmente a Roma avvengono quotidianamente in media 7 milioni e mezzo di spostamenti: c’è chi va in metro al posto di lavoro, chi col motorino a scuola, chi invece sceglie la bicicletta per muoversi.  Anche se non ne siamo consapevoli, il diritto alla mobilità è stata una conquista faticosa che poteva essere conseguita solo con una grande spinta tecnologica ed economica. Tale diritto perciò non dovrebbe mai essere dato per scontato e la storia contribuisce a tale presa di coscienza.
È stato difficile trovare un libro che parlasse solo di nuovi sistemi di trasporto durante la prima rivoluzione industriale perché, nonostante venga riconosciuta la loro importanza, di solito vengono trattati in relazione ad altri argomenti. La Storia Economica di Cambridge (6° volume, 2° tomo) è l’unica monografia finora trovato che focalizzi l’attenzione sui trasporti in relazione ai cambiamenti sociali e non viceversa. Date queste premesse ho deciso di integrare da altri volumi, che verranno indicati con un'apposita bibliografia, informazioni mancanti nell'opera principale.
Inizia il nostro viaggio nella storia del mondo, alla ricerca delle origini del trasporto pubblico.

Il trasporto, sin dagli albori della civiltà era basato sull’acqua. L’invenzione della ruota e delle strade resero possibile viaggiare via terra. Le condizioni per spostarsi sono rimaste fondamentalmente immutate per più di due millenni. Alle soglie della rivoluzione industriale infatti gli unici due mezzi disponibili erano le carrozze, che viaggiavano su strade sterrate e sconnesse anche all’interno della città e la navigazione a vela. La prime soffrivano in città per l’assenza di un piano regolatore delle costruzioni che, soprattutto in epoca medievale, rendeva le strade vicoli stretti e impraticabili. Fuori dalla città i percorsi di campagna erano rigorosamente sterrati e ciò imponeva di tenere velocità particolarmente moderate. Per quanto riguarda la navigazione a vela, i fiumi venivano utilizzati nelle metropoli come scali e i rischiosi viaggi d’oltremare duravano mesi. Ma nell’età moderna l’economia non poteva accontentarsi di tempi così lunghi e perciò ciò gettò le giuste premesse per una rivoluzione in campo anche transportistico. Il primo periodo da analizzare va dal 1800 al 1830, anno di inaugurazione della ferrovia Liverpool – Manchester. Questa fase è caratterizzata dal miglioramento del trasporto stradale e dalla navigazione interna. Entrano in azione tra il 1818 e 1823 le prime navi a vapore, costruite per la navigazione locale. Grande vantaggio dei primi piroscafi era la regolarità di servizio, assicurata dall’indipendenza dal vento che tuttavia perdeva importanza sulle lunghe distanze. Il grande consumo di carburante faceva perdere i  vantaggi che le navi a vapore si erano assicurate lungo i fiumi: nel 1819 per esempio il battello Savannah, un vascello di 300 tonnellate, collegò gli Stati Uniti a Liverpool in 25 giorni, ma questo era lo stesso tempo che i velieri impiegavano per attraversare l’Atlantico. Inoltre il Savannah fu costretto a ricorrere delle vele per 7 giorni per risparmiare carburante, problema che non sussisteva nella navigazione fluviale. Per quanto riguarda il trasporto stradale si faceva fatica a costruire le vie con un progetto generale di rete. I francesi con gli atelier nationaux avevano tentato di dare un’organicità alla rete stradale ma con scarsi risultati. Inoltre il sistema di pedaggi non riusciva a coprire le spese di manutenzione così che solo il 6% delle strade era in buone condizioni. In Inghilterra però quando il traffico di merci iniziò ad aumentare in maniera consistente vennero emesse le prime norme per standardizzare l’aspetto delle strade. Nonostante i miglioramenti,le arterie stradali erano sempre gestite in perdita e spesso non riuscivano a soddisfare la rinnovata richiesta di trasporto. Sia per questi motivi, sia per l’alto tasso di industrializzazione, sia per la configurazione geografica, in Inghilterra vennero adottati i canali e i piroscafi a vapore. Questo tipo di trasporto, a differenza di quello stradale era molto redditizio e presto i canali inglesi divennero un modello per gli altri paesi europei.  Contemporaneamente l’adattamento del vapore alla strada fece nascere le prime automobili a vapore. Gli esperimenti fatti però non diedero i risultati sperati: le prime “automobili” distruggevano le fragili strade e spaventavano i pedoni a causa dei continui scoppiettii del motore. Si rese necessario l’uso del binari e di una sede speciale per questo mezzo, ma le rotaie erano ancora troppo poco robuste e bisognerà aspettare il 1816 per avere i binari di metallo come noi li conosciamo.

Ben presto ci si rese conto che le ferrovie erano molto più convenienti delle navi in quanto sulle brevi distanze consumavano meno carburante, riuscivano a vincere pendenze impossibili per i canali, la loro costruzione era più semplice ed economica rispetto ai canali e soprattutto potevano essere usate tutte le stagioni dell’anno. Tuttavia bisognerà attendere il 1823 affinché le locomotive siano perfezionate per trainare carichi molto pesanti: dopo quella data cruciale l’efficienza crebbe in maniera esponenziale. Nel 1829 la Rocket vinse la gara di Rainhill (con tracciato tra Liverpool e Manchester) trasportando 13 tonnellate a 16 Miglia/h (25,8 km/h). I tempi erano maturi per una nuova civiltà nella quale si era consapevoli di cosa fosse la velocità: Michel Chevalier, ingegnere francese, scriveva in un viaggio in treno:<<vi sono certe impressioni che non si possono tradurre il parole>>.

[...To be continued...]

1 commento:

  1. Andrea ti sei dimenticato che l'impero romano basava la sua forza su di una efficientissima rete di trasporto stradale con strade lastricate munite di stazioni di sosta e cambio cavalli ed erba coltivata lungo i bordi per nutrire gli animali, non abbiamo notizie di trasporto urbano ma quello extraurbano c'era sicuramente

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