Qualche tempo fa Fabio Cruciani (@FabioCruciani) scrisse un
breve racconto sul suo blog riguardante un’esperienza particolare vissuta in
compagnia del Roma – Giardinetti e invitò i lettori a rispondere al post
narrando a propria volta una storia che fosse intrecciata col trenino; quello
che oggi vi narro è il ricordo che forse mi lega di più a questa ferrovia.
Spero che non giudicherete male questa mia giovanile
impresa. Mio padre, che mi ha permesso di vivere quest’esperienza, ha fatto quello
che vi racconterò con le migliori intenzioni, con il solo scopo di rendere
felice un bambino.
Perché ho fatto questa premessa? Leggete e capirete…
Bisogna fare un salto indietro nel tempo e tornare nel 2000,
quando avevo ancora 5 anni. Chiudo gli occhi e, con un grande sforzo mnemonico,
il ricordo torna alla mente e prende forma: sto passando una tranquilla serata a
casa dei nonni paterni che abitano a Centocelle. Si è ormai fatto tardi e
quindi, salutati i nonni, con mio padre prendo la macchina diretto verso casa.
La strada è la solita: andiamo diritti su via dei Castani fino alla chiesa di
San Felice da Cantalice, giriamo su via delle Camelie e infine arriviamo a
Piazza delle Camelie. Ci fermiamo e scendiamo anche se non siamo ancora
arrivati a destinazione. Con gran velocità vado verso il centro della piazza dove
si trova, accanto a una fontana, un tronchino di binari di manovra con tanto di
scambio manuale facente parte della vecchia diramazione del trenino per piazza
dei Mirti. È il momento della giornata che preferisco perché posso giocare a uno
dei miei giochi preferiti.
La vecchia struttura della stazione Centocelle |
Il mio svago consiste
in questo: sulla linea ferroviaria, che si trova a circa 400 metri di fronte
allo scambio, i treni che procedono sul binario sbagliato. È necessario quindi
che io faccia spostare gli aghi del deviatoio per far tornare il convoglio sui binari
giusti.
Appena vedo sfrecciare il primo treno prontamente aziono il
manolo; nella realtà non succede nulla, nella mia fantasia ho indirizzato il
primo di tanti convogli sul binario giusto. Passa il tempo, i treni si fanno
sempre più radi, e si fa notte fonda. Tra me e me protesto perché vorrei
giocare ancora, ma i treni sono andati a dormire. Mio padre mi prende per mano
e insieme attraversiamo la strada andando verso destra e dando le spalle
al deposito ferroviario. Stranamente non ci dirigiamo verso la macchina e
procediamo silenziosamente immersi nell’oscurità passando tra i binari arrugginiti.
La terra sotto i miei piedi è diventata improvvisamente irregolare perché sto calpestando
la massicciata della ferrovia. La luce è troppo poca per permettermi di capire
dove stiamo andando, tuttavia riconosco accanto a me un profilo fin troppo
familiare. La gioia mi pervade il cuore mentre, passando tra le ombre dei treni
di giorno rumorosi e ora silenti, realizzo che ci siamo introdotti nel deposito
ferroviario di Centocelle. Mio padre rompe per un istante il momento idilliaco indicandomi
i capannoni che si intravedono più avanti e mi dice: “Quella è la casa dei
trenini. Vuoi andarci ?”. Annuisco ripetutamente sempre più felice e contento.
A questo punto la
memoria si interrompe: non mi è noto come siamo riusciti ad eludere la
sorveglianza, sempre ammesso che ce ne fosse. Emerge però un altro ricordo ben chiaro; all’interno del capannone
nel quale ci siamo introdotti sono ricoverati treni con ancora la vecchia livrea
blu tipica della Stefer.
Carrello a pompa trolley |
Nonostante io sia cresciuto sogno ancora di poter visitare
quel deposito – museo, unico garante dell’esistenza di questa
ferrovia: chissà se potrò realizzare questo piccolo desiderio. Nel frattempo mi accontenterò di azionare ancora
qualche volta lo scambio di piazza delle Camelie.
carissimo figlio tra i miei pazienti c'è un anziano pensionato della Stefer che potrà raccontarci le sue esperienze della Roma Fiuggi Anagni e la scriteriata scelta di chiudere quella gloriosa e bellissima ferrovia che avrebbe potuto attrarre tanti turisti per un interessante tour cultural artistico naturalistico termale
RispondiEliminavisto che ci sono un altro mio paziente pensionato Stefer conducente del trenino mi ha raccontato che nel tratto che da doppio binario diventa singolo, vicino Porta Maggiore, erano posizionate delle spazzole per strigliare letteralmente i viaggiatori arrampicati sui predellini con le porte aperte a causa degli affollamenti del dopoguerra, avvisandoli che una curva secca vicino al muro di contenimento li avrebbe schiacciati e quindi di regolarsi
RispondiEliminaBell'articolo! Per meglio capire il presente!
RispondiEliminaDi come io sia patito del trenino giallo? :-)
EliminaAnche :-D !
EliminaGreat readinng your blog
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