Dopo la recente moria di autobus per le strade della
Capitale, abbiamo ricevuto un congruo numero di segnalazioni in cui si sostiene
che l'aumento vertiginoso dei cosiddetti flambus (autobus flambé) sia un complotto
per far cadere o quantomeno screditare l'attuale giunta.
Cercando di guardare oltre il semplice complotto, che è una teoria
che poggia esclusivamente sul sentito dire, occorre rammentare come la gestione
degli autobus di Roma avvenga con mezzi vecchi e risorse limitate e
maldistribuite. La flotta si compone di circa 1900 mezzi, di cui più la metà
con età superiore ai 10 anni: più di 880 autobus tra Iveco Cityclass e Mercedes Citaro,
pur costituendo l'asse portante della flotta, risalgono all'ante 2004 e andranno
sostituiti necessariamente entro due anni.
Dalla crisi economica
del 2007, gli unici nuovi acquisti consistenti sono state le vetture in livrea
rossa, ovvero 502 mezzi tra Citelis e Urbanway. Tuttavia i turni di lavoro, raggiungendo
spesso e volentieri le 18 ore giornaliere, espongono anche i mezzi più nuovi a
gravi avarie da consumo prolungato, oltre che a far saltare i cicli di
manutenzione.
E' curiosa infine la sporporzione tra filobus e rete
filoviaria, nonchè la pessima gestione di queste: nonostante Atac disponga di
ben 65 filobus per gestire una sola linea filoviaria, il 90, e 4 tabelle sul 60
(solo dal lunedì e il venerdì), spesso l'azienda deve richiamare gli autobus diesel dalle altre linee per mancanza di filobus funzionanti.
Considerando che entro il 2019 il trasporto pubblico dovrà
essere messo a gara da direttiva europea, come potrà la municipalizzata romana
competere con giganti di fama internazionale?
L'approfondimento proseguirà su Odissea Quotidiana con #AutobusDiRoma, un focus tematico su tutti i modelli in servizio per
le strade romane.
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