lunedì 5 ottobre 2015

Benvenuti nel Giubileo della città immobile

Secondo fonti non controllabili, pare che il 4 ottobre scorso si sia tenuta all’interno delle officine di Centocelle un incontro dei vertici Atac per decidere il futuro della Roma – Giardinetti, oggi ridotta a un misero tronco di 5 chilometri tra Termini/Laziali e Centocelle. Sembra fosse invitato anche l’assessore alla mobilità Esposito che però non ha partecipato.

In sostanza, visto il veloce avvicinarsi del fatidico Giubileo della Misericordia, è oramai necessario concentrarsi completamente su un nuovo ciclo di ristrutturazione della metro A, almeno per quanto concerne gli impianti elettroferroviari. I recentissimi lavori infatti hanno appena mitigato una situazione di 10 anni di completo abbandono manutentivo: già dopo poche settimane è stato imposto un forte rallentamento tra Ottaviano e Cipro in direzione Battistini, tratto nel quale le traversine di cemento monoblocco si sono crepate in maniera analoga a quanto accaduto alla metro B un anno fa. Mancano inoltre gli autobus e le preferenziali per poter esercitare con regolarità le navette che verranno istituite da San Pietro verso i punti nevralgici della città.

Mentre cresce la fretta e l’ansia di mettere a lucido tutta la rete bus del centro storico per i pellegrini, le periferie e i romani sono passati in secondo piano.
Si vocifera che durante la riunione a Centocelle si siano congelati a tempo indeterminato i due progetti più importanti per la Roma – Centocelle: la ristrutturazione completa della stazione Centocelle, per un valore di 2,5 milioni di euro, e l’attestamento a Togliatti (con un costo di 500.000 euro) per consentire lo scambio con la metro C, ora completamente isolata dal metroferro romano. Si è fantasticato, come è ormai solito, sulla trasformazione della stessa in tranvia e del prolungamento a Tor Vergata, ma di fatto nel breve periodo si opererà (forse) una blanda riqualificazione delle fermate Balzani, Berardi e Tor Pignattara.

E’ sempre più incerto anche il futuro del tratto Centocelle – Giardinetti ora sospeso: sembra quasi che si stia aspettando un temporale che faccia crollare gli impianti e dia quindi una provvidenziale giustificazione allo smantellamento della ferrovia. Ad oggi infatti sono moltissimi i cittadini che soffrono l’assenza del “tranvetto”, come sottolineato in questi giorni dalla redazione di RomaToday.

Di contro, a seguito del successo dei Caffè del Trenino e della pubblicazione di Fondi di Caffè, si sono intrecciate solide corrispondenze tra i Comitati di Quartiere Tor Pignattara, di Torre Spaccata, nonché con l’Associazione Culturale Città Alessandrina e con i Comitati Pendolari delle altre ferrovie concesse Roma – Lido e Roma – Civitacastellana - Viterbo.

Una così forte convergenza tra realtà cittadine, profondamente radicate sul territorio, non potrà assolutamente rimanere inascoltata e il treno dovrà necessariamente tornare a sferragliare fino a Giardinetti.


1 commento:

  1. Caro treninoblu, con grande ritardo provo a rispondere alla tua interessante riflessione sul referendum promosso dai Radicali.
    Una volta tanto non sono del tutto allineato.
    Parto dal punto condiviso: il problema del trasporto pubblico nasce dalla pessima pianificazione e controllo del servizio. Se un contratto di servizio è scritto male o, come nel caso delle ferrovie concesse, assente (a proposito hai a disposizione quello firmato a fine maggio?) e, soprattutto, non ne sono attuate le prescrizioni e penali, è molto probabile che il servizio sia pessimo a prescindere dal gestore (l'esperienza vissuta con Roma TPL insegna!). Ergo non è sostituendo atac con una azienda privata che si risolve il problema del trasporto pubblico a Roma. Per cambiare veramente ci vuole una rivoluzione culturale della politica (concordo a pieno) e, aggiungo, dei cittadini che hanno il diritto/dovere di partecipare.
    Ciò detto vale però la pena cercare di capire se la liberalizzazione del servizio di trasporto pubblico possa andare nella direzione di un miglioramento o no.
    Io propendo per il sì, ma ammetto che la valutazione è complessa e non ho la pretesa di indicare la luna né di avere soluzioni a buon mercato.
    A mio parere Tra gli effetti positivi c'è il fatto di chiamare soggetti terzi a porre la loro attenzione sul trasporto romano e, conseguentemente, a stimolarne pianificazione e controllo. In questo senso si può pensare all'effetto positivo del project finance di RATP: il progetto presentato è alla base del Patto per il Lazio e dei 180 milioni che, sebbene spariti, costituiscono l'unica reale speranza di rilancio del treno roma-lido.
    In secondo luogo la necessità di dover mettere a gara il trasporto pubblico potrebbe stimolare una progressiva professionalizzazione dell'ente appaltante nello scrivere bandi, nel redigere contratti e nel controllarne l'attuazione.
    In effetti la messa a bando del servizio non escluderebbe i soggetti pubblici dall'assegnazione dell'appalto ma renderebbe periodicamente contendibile da altri soggetti ciò che attualmente è gestito in una logica di monopolio. A questo proposito apprezzai molto Rettighieri quando, parlando della proposta di project finance di RATP (incontro con il comitato pendolari a luglio 2016), dichiarò che Atac aveva preparato un progetto ancora più interessante per la Regione ed era pronta a confrontarsi con il raggruppamento di imprese guidato dalla società francese.

    Una gestione pubblica efficiente è senz'altro l'obiettivo a cui traguardare (i profitti di cui vive il privato potrebbero essere convertiti in una riduzione della tariffa o reinvestiti nel servizio) ma la domanda è come arrivarci. Io sono convinto che sia un percorso lungo che richiede un'evoluzione culturale: siamo una società basata sulla competizione e, purtroppo, sempre più individualista. In questa matrice sociale penso sia molto facile che il monopolio pubblico nei servizi (quello della proprietà spero davvero che nessuno lo metta in discussione) degeneri in situazioni di rendita e di inefficienza. Se il lavoro e lo stipendio sono garantiti a prescindere dall'efficienza del servizio che offro è più facile che la qualità e la produttività del mio lavoro tenda a ridursi sensibilmente. E da situazioni di monopolio potrebbero trarne vantaggio non solo dirigenti e impiegati ma anche soggetti privati, primi tra tutti le banche che aprono volentieri i cordoni della borsa "tanto le aziende pubbliche non possono fallire".
    Affidare un servizio a un'azienda privata è, secondo me, tanto rischioso quanto affidarlo a un'azienda pubblica in regime di monopolio: aprire l'affidamento a più soggetti pubblici e privati mediante procedura pubblica può essere una buona soluzione che può stimolare politica e aziende ad adottare pratiche più virtuose.
    Probabilmente queste considerazioni non sposteranno le tue convinzioni, ma spero possano fornire un contributo alla discussione!

    A presto

    Matteo (matbarile)

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