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Antonio Tempio racconta la sua esperienza di pendolare |
“Orario nuovo, vita
nuova…”. Non si direbbe per gli utenti/pendolari della ferrovia regionale Roma-Civita
Castellana-Viterbo i quali, già esausti a causa delle riduzioni estive dovute
principalmente ad alcuni lavori di manutenzione straordinaria sulla tratta
extraurbana, si ritrovano, dopo più di un mese dalla pubblicazione del nuovo
orario invernale (03/09/2016), sommersi, ancora una volta, in un mare di
disservizi. I ritardi e le soppressioni sono ormai all’ordine del giorno.
Si prenda, ad esempio, in
considerazione la tratta urbana, in cui puntualmente si hanno una miriade di
corse saltate nascoste all’utenza (e quindi non dichiarate dal gestore Atac)
attraverso l’accorpamento/inglobamento dei ritardi nell’orario effettivo
programmato: sui display sparsi nelle varie stazioni e/o fermate lungo la linea
non viene, pertanto, mostrato con quanti minuti di ritardo viaggiano i singoli
treni ma è indicato esclusivamente l’orario dei loro passaggi in tempo reale
comprensivo di ritardo e in continua evoluzione. Gli orari pianificati si
mescolano, di conseguenza, ai ritardi, generando ipotetici accavallamenti
(cancellazioni incluse) e disinformazione totale... Così, in aggiunta, frequente
episodio odierno è assistere alla scomparsa di treni già preannunciati dai display
(i cosiddetti ‘treni fantasma’) come se nulla fosse, oppure chiedersi perché i
treni verso la stessa destinazione viaggino a distanza di 1-2 minuti, se non
addirittura sovrapposti: situazione, di fatto, impossibile. Notare come,
ancora, in caso di perturbazione (ad esempio, circolazione ferma in caso di
guasto treno), il sistema continui comunque a visualizzare in sequenza gli
orari programmati sebbene i treni non effettueranno suddette corse... Furbata
made in Atac e, se si vuole, posizione neutrale per la stessa in quanto si
gioca su un raggiro, sì, nei confronti del pendolare e della Regione: non
vengono effettuate le corse dichiarate nel contratto di servizio.
Se le soppressioni e i
ritardi fossero mostrati esplicitamente (come accadeva in precedenza), si
verrebbe senza dubbio a creare un diffuso malcontento generale da parte
dell’utenza molto più rapidamente, tale da provocare una cattiva reputazione
sia all’azienda sia alla ferrovia, dalla stessa gestita. In questo modo, in un
clima di rabbia ed esasperazione, ognuno si renderebbe conto di quante beffe si
compiono quotidianamente sull’orario e sulla pelle dei pendolari.
In particolare, non si
dimentichi che nel periodo in cui Legambiente affidò alla ferrovia il secondo
posto tra “Le 10 peggiori linee d’Italia per i pendolari”, guarda caso si
annoveravano ancora soppressioni manifeste (circa 700) e ritardi non mascherati
(“alcuni casi di oltre due ore”, come indicato dalla stessa Legambiente).
Attualmente, il servizio offerto, sopra descritto, viene sostanzialmente
indicato come ‘regolare’ o al massimo con ‘lievi ritardi’… Semplicemente
indegno.
Disagi simili non esulano
la tratta extraurbana, dove, anche qui, non c’è giorno (domenica esclusa) in
cui non si verifichino soppressioni (ritardi sottintesi). A soffrire
maggiormente è la parte ‘alta’ della tratta Catalano - Viterbo che, se già di
per sé presenta corse ridotte all’osso con buchi pazzeschi di oltre due ore, negli
ultimi tempi può essere tranquillamente definita “inservibile”, dati i treni
giornalieri non effettuati. Generalmente, se si è fortunati, i treni soppressi
sono “autosostituiti” (novità già introdotta nel precedente orario del
14/09/2015) con vetture che potrebbero addirittura viaggiare con 15-20 minuti
di anticipo rispetto agli orari indicati su carta… Quindi un’ulteriore
attenzione: se non ci si anticipa per tempo alle fermate, si rimane,
sostanzialmente, a piedi.
Ma qual è il motivo di
queste cospicue soppressioni? Semplice, la risposta, ormai da tutti nota in
quanto di routine, è sempre la medesima: la consuetudinaria mancanza di
materiale rotabile. Ad esempio, una delle principali ragioni per cui vengono
costantemente soppresse dal 3 settembre varie corse extraurbane è il frequente
utilizzo dei treni Alstom e Firemetti, impiegati di norma sulla tratta fuori
città in quanto dotati di bagni, sedili in stoffa e due porte a vagone per
fiancata, sulla tratta urbana. Poiché sull’intera linea una flotta di 21 treni
complessivi (9 Firema urbani, 2 Firema extraurbani o Firemetti, 10 Alstom)
basta a malapena, è evidente che qualora qualche Firema urbano si dovesse
rendere indisponibile per guasto (evento giornaliero fisso), per poter
garantire un servizio quantomeno accettabile sulla tratta urbana, i treni
previsti per il servizio extraurbano vengano automaticamente sottratti alla
tratta Montebello - Catalano - Viterbo in favore di quella cittadina; in tal
modo quella parte di tracciato ferroviario extraurbano rimane completamente
scoperto, sguarnito, senza alcuna traccia di materiale rotabile. A trarne
vantaggio è, quindi, la tratta Montebello - Roma Piazzale Flaminio, la quale
viene maggiormente privilegiata poiché può contare su un numero ben più elevato
di passeggeri.
Effettivi guasti?
Boicottaggi? Al giorno d’oggi, non si comprendono ancora, purtroppo, quali
siano gli obiettivi e le intenzioni di Atac e Regione Lazio (ente proprietario)
relativamente alla ferrovia. Una cosa è certa: l’utenza della tratta Catalano -
Viterbo sta progressivamente diminuendo; vista e considerata la valanga di
corse soppresse, si tende gradualmente a reputare il treno un mezzo non più
affidabile. Quest’ultima circostanza potrebbe rappresentare una delle
principali motivazioni da sfruttare per fornire un’eventuale giustificazione
alla platea semmai si dovesse architettare un’ipotetica chiusura di quel tratto
ferroviario extraurbano oramai abbandonato e dimenticato. Da tempo immemore si
parla di raddoppio binari (tratta extraurbana), riqualificazione, ammodernamento
della linea…
Basta osservare con i propri occhi lo stato di abbandono in cui
versano alcune stazioni, i mortali passaggi a livello senza barriere, le
sezioni di linea di contatto arrugginite, il sistema del giunto telefonico e la
segnaletica ancora realizzata con cartelli meccanici e ad ala semaforica
risalente agli anni della guerra attraverso i quali viene gestita, ancora oggi,
la circolazione dei treni da Montebello in sù (la tecnologia, questa
sconosciuta…), per sottolineare la minima credibilità delle promesse enunciate
e soprattutto il mancato interesse che si ha nei confronti del ‘trenino’, un
‘trenino’ che ormai percorre la tratta Roma Piazzale Flaminio - Viterbo per
intero solo ed esclusivamente nei giorni festivi, impiegando complessivamente
circa 3 ore. Una più proficua valorizzazione della ferrovia renderebbe
l’infrastruttura maggiormente accessibile anche ad una vocazione turistica
regionale e non (il treno attraversa ogni angolo di verde della Tuscia, fra
boschi e paesaggi), ora come ora inesistente. Ma, ahimè, ognuno conosce, a
questo punto, le modalità con cui operano Atac e Regione Lazio in campo
ferrovie ex-concesse e, anzitutto, qual è il trattamento che quotidianamente
riservano ai pendolari; si noti, infatti, come la linea è in continuo e
avanzante sgretolamento a causa dell’ultima, attuale e pessima gestione
affidata ad Atac (precedentemente Met.Ro e, ancora prima, Cotral)…
Insomma, ritardi,
soppressioni, guasti continui, autocorse sostitutive, treni vecchi, sporchi,
affollati, banchine stracolme, furti nei parcheggi di scambio delle stazioni,
limitazione della linea in tre sezioni, evasione, ecc…. Cos’è che manca
all’appello e ancora non affligge gli sventurati viaggiatori che ogni giorno si
servono della ferrovia Roma Nord? Si è raggiunto e toccato un limite estremo,
quasi il fondo, difficile immaginare di peggio. E vengono i brividi al solo
riflettere sul futuro che verrà riservato alla ferrovia; ognuno scongiurerebbe
un servizio totalmente gestito su gomma, ipotesi, oggi, non più escludibile…
Quand’è che si porrà
termine a questo martirio? La tolleranza degli utenti volge al termine (ma anche
la dignità).
Antonio Tempio, comitato Pendolari Ferrovia Roma Nord