La gestione del commissario Tronca, giunta ormai quasi al
terzo mese, inizia a rivelare tutti i limiti di un "modello Expo” che non sta
funzionando a Roma.
Dal 15 dicembre 2015 infatti si sono bloccati per l’ennesima
volta i cantieri delle metro C. Il consorzio appaltante vanta un credito di 100
milioni di euro per lavori già eseguiti, Roma Metropolitane non può procedere al pagamento dei SAL (Stati di Avanzamento Lavori, ossia le opere già eseguite)se
non solo dietro specifica autorizzazione degli Enti finanziatori (Comune di
Roma, Regione Lazio e Stato) che rendono disponibili i fondi necessari. A
tutt’oggi i fondi per il pagamento dei SAL non ancora liquidati non sono stati
resi disponibili a Roma Metropolitane.
Qualche giorno fa i vertici di Metro C S.P.A. hanno
annunciato ai sindacati l’intenzione di aprire una procedura di licenziamento
collettivo per i circa 110 impiegati assunti. In poche parole ciò
significherebbe lo stop definitivo e completo dei lavori, lasciare tronca a via
La Spezia la terza metropolitana di Roma; per un maggiore approfondimento vi rimandiamo al brillante articolo di Vincenzo Bisbiglia, che ha illustrato con lucidità la
drammatica situazione sulle pagine de Il Tempo.
Contestualmente alla fine della metro C, pare stia tramontando
anche il sogno della metro B a Casal Monastero.
Il 31 dicembre scorso è infatti scaduto il termine ultimo
che assicurava il finanziamento regionale, ben 99 milioni di euro, a questa
importante infrastruttura. Alla beffa della metropolitana cancellata si aggiungerà
anche il danno di 100 milioni di euro di penali da versare nelle casse dei
costruttori, per il mancato rispetto del contratto da parte degli enti
pubblici.
Parallelamente al definanziamento della metro B è avvenuto
l'aumento del pedaggio della A24 che ha fatto infuriare i cittadini di Ponte di
Nona. In un certo senso i clamori di cronaca dell'aumento del pedaggio,
che hanno scosso addirittura il Parlamento, e il silenzio generale con il quale
il prolungamento metro è stato cancellato sono il caso emblematico di quanto la
nostra attuale classe politica sia interessata a tutelare l'automobile privata
piuttosto che un bene pubblico quale una strada ferrata.
Essendo noi elettori dei nostri governatori, dobbiamo iniziare a ragionare
insieme su quale indirizzo si vuole dare a Roma per i futuri 5 anni: nei
prossimi mesi seguiranno nuove iniziative “sul campo”, a partire dal centenario
della Roma – Fiuggi (oggi Roma – Centocelle), e analizzeremo i programmi
elettorali dei candidati sindaci.
Quanto avviene a Roma in riferimento al trasporto pubblico non è dissociabile da quanto avviene nel resto d'Italia. Basta osservare quanto sta avvenendo fra Lazio e Abruzzo sulle proposte del gruppo Toto di ruderre di 30 Km il percorso dell'A24 e l'A25 fra Roma e Pescara con nuovi viadotti e gallerie. Proposte ritenute da Legambiente inutili e devastantanti per il territorio tanto più se consideriamo la lentissima ferrovia (una velocità media inferiore ai 60 km/h) che scorre parallela all'autostrada laciata al suo stato ottocentesco.
RispondiEliminaProposte non nuove da parte delle società autostradali e di una parte dei cittadini. Ricordiamo il più volte riproposto prolungamento dell'A27 fin nel cuore delle dolomiti del Cadore, anch'essa una delle insostenibili proposte che guarda caso dimenticano la ferrovia Padova-Calalzo come pure gli attesi sviluppi ferroviari nel Veneto e nel Cadore orfano della ferrovia delle dolomiti.
Il trasporto su gomma incide per quasi il 25 % sul contributo antropico all'effetto serra. In tempi di sempre più evidenti cambiamenti climatici favorire un autostrada piuttosto che una ferrovia è un crimine ambientale di cui il governo si renderà complice se favorirà tale scelta modale.
Più volte TsA ha sostenuto che la ferrovia Roma-Pescara affiancata da una moderna autostrada è quanto di più emblematico ci possa essere in Italia sulla situazione e le scelte che riguardano il TP. Offre inoltre la migliore cartina di tonasole sulla reale volontà politica, dei governi e delle regioni interessate, nel promuovere una mobilità ed uno sviluppo sostenibili soprattutto in territori con alto potenziale turistico ed economico. La mobilità appartiene alle persone, non alle automobili!
Chi nutre scarsa fiducia nelle qualità sociali e civili dell'uomo è più propenso alle soluzioni individuali nella massima libertà (l'automobile), ma al giorno d'oggi quando vediamo che le ricadute dei nostri stili di vita sono sempre più visibili nell'ecosistema terrestre percepito sempre più piccolo e da noi condizionato (le città chiuse al traffico per superamento dei limiti di inquinamento atmosferico) ci rendiamo conto che certe soluzioni individuali, quando non occasionali ma ripetute quotidianamente, appartengono solo al passato.
La terra è definito un sistema aperto ma l'uomo non ha la possibilità di regolarlo, ha invece una grande capacitò di danneggiarlo. In termini di efficienza, costi, consumi, inquinamento, effetto serra, Il trasporto pubblico sta al trasporto individuale o privato come nelle abitazioni il riscaldamento centralizzato sta al riscaldamento autonomo. Non so se questa mia similitudine sia appropriata e corretta ma credo che le soluzioni comuni siano sempre più efficienti ed evolute di quelle aitonome ed individuali. Il problema è che presuppongono una società costituita da cittadini responsabili orientati al bene comune, una crescita di noi tutti.
Tornando al problema di Roma con lo stop ai lavori per la metro C ed in generale alla disatrosa situazione del trasporto pubblico non c'è da stupirsi visto che nel paese manca proprio quella progettualità e cultura volta all'interesse pubblico, determinante e strategica per un nuovo e diverso sviluppo. Predominano invece gli interessi privati molto spesso illeciti contrastati più dalla magistratura che dalla politica.
Quando penso alla diversa situazione del Trentino Alto Adige dove nuove linee ferroviarie vengono realizzate ed il trasporto pubblico sembra più efficiente mi viene in mente una semplice risposta: quella non è l'Italia!